stereotipi sottili

stereotipi sottili

Alla presentazione del manuale “Tutt’altro GENERE di informazione” dello scorso 10 Novembre alla Casa delle Donne di Milano ho  appreso dell’evoluzione degli stereotipi di genere nell’epoca del politically correct e scoperto una professione affascinante.

Il manuale nasce dalla ricerca che l’ODG ha commissionato all’Osservatorio di Pavia sugli stereotipi femminili nei tg televisivi e sulla carta stampata (internet no), ed è stato redatto per segnalare agli stessi operatori del settore le mancanze e le possibili buone pratiche per un maggiore equilibrio nella rappresentazione del genere nell’informazione.

Chi ha realizzato la ricerca è Monia Azzalini, un’analista media che lavora sui contenuti soprattutto televisivi, in relazione all’equa rappresentazione delle diverse entità politiche per il monitoraggio Agcom, e alla parità di genere. Ed è questa la professione che mi ha affascinato. Monia analizza i contenuti  televisivi da diversi anni e solo in tempi più recenti ha potuto instaurare una buona collaborazione con i professionisti del settore. Prima la sua attività di garanzia veniva percepita come controllo e quindi accettata con molta fatica. Ora non solo è diventata normale presso i colleghi giornalisti, ma si è anche “estesa” alla popolazione civile:  sono nate per esempio molte associazioni che si occupano di segnalare la pubblicità sessissita e in generale c’è più attenzione alla rappresentazione del corpo della donna da parte dei media. Grazie alla forte sensibilizzazione dell’opinione pubblica ottenuta dal documentario di Lorella Zanardo, si sono moltiplicate le segnalazioni in rete anche dei/lle singoli cittadini/e rispetto alle immagini e agli atteggiamenti inappropriati.

Sembrerebbe quindi che i presupposti siano buoni e in effetti l’avanzamento rispetto a soli dieci anni fa è significativo ma è avanzata, facendosi meno chiassosa e grossolana, la forma dello stereotipo.

Sono diminuiti i nudi e le allusioni sessuali alla donna oggetto e sono aumentati gli occultamenti della rilevanza femminile.

Nei tg, quando si sceglie di intervistare l'”esperto”, solo (al massimo) nel 18% dei casi si sceglie una donna. Professori, medici, economisti, avvocati, e pareri autorevoli in generale sono appannaggio maschile per il restante 82% dei casi.

Le donne sono intervistate per i pareri generici “popolari” o come casalinghe, con il conseguente effetto nell’immaginario collettivo.

Il tg in cui questo meccanismo è più consolidato  è quello di La7.

Sui giornali le donne vengono occultate attraverso la lingua italiana: risultano avvocati, magistrati, direttori, segretari, salvo poi eventualmente consentire la corrispondenza del titolo maschile alla fotografia di donna nell’articolo attraverso la didascalia.

A volte però  sono le stesse donne a  confermare l’asimmetria semantica desiderando il titolo maschile. Susanna Camusso per esempio vuole che si dica segretario generale e non segretaria generale della C. G. I.L.

Oppure, e questa è una declinazione interessante, l’occultamento avviene per diminuzione descrittiva del ruolo femminile in questione. Esempio, da La Stampa “I membri della commissione – la francese Catherine Bonnet, l’irlandese Marie Collins, l’inglese Sheila Barones Hollins, il cardinale Sean Patrick O’ Malley….” La differenza di trattamento tra le donne, indicate con la semplice nazionalità, e l’uomo, designato attraverso la carica, è evidente.

I quotidiani in cui succede più spesso sono La Stampa e Il Fatto Quotidiano.

Le giornaliste G.I.U.L.I.A stanno raccogliendo i soldi per un altro manuale: vogliono stampare una guida con i nomi di 100 esperte donne da chiamare in causa per i pareri autorevoli e distribuirlo nelle redazioni. Nell’era di internet, quando basterebbe un po’ di buona volontà e qualche (veloce) ricerca in più per ovviare all’imbarazzo delle percentuali. Eppure nel dubbio si propende per il nome più autorevole, quello (maschile) utilizzato in precedenza. Quindi per non avere scuse, è in cantiere la guida coi nomi (di sole donne) giusti, accreditati, divisi per settore e in ordine alfabetico. Un incoraggiamento amorevole e senza scampo che magari funziona.

 

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