come tutti

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Stasera parlo con Marilena Grassadonia e Cristina Giammoro dell’Associazione Famiglie Arcobaleno. Siamo su Skype verso le 21,00, i bimbi sono tutti a letto tranne Flavio, il “grande” (8 anni) di Marilena, che si aggira per le stanze, arriva, le si butta addosso e poi scappa via.

MP: Ciao Marilena e Cristina e grazie di aver accettato un confronto, non lo davo per scontato dopo il subbuglio degli ultimi giorni sulla surrogacy e le temute ripercussioni sul ddl Cirinnà…

Marilena Grassadonia: Grazie a te, per noi è sempre un piacere quando qualcuno ci propone uno scambio, e devo dire che non è così frequente.

MP: Cosa succede? Perché tutto a un tratto queste difficoltà dagli ambienti istituzionali sulle Unioni Civili? Ormai è da tanto che state lavorando ad un’acquisizione di diritti minimi. Perché questa sensazione di arretramento proprio appena prima di andare in buca?

Cristina Giammoro: Mah… Noi la sensazione di andare in buca ancora purtroppo non ce l’abbiamo  mai avuta.

MP: Come no? E’ stata fatta una campagna elettorale sulle unioni civili…

CG: Eh. Se fai un conto di tutte le campagne, di tutti gli annunci e le proposte di legge che nel passato sono state fatte sui nostri diritti – ricordi i DICO? 2008 – ti rendi conto di quanto siamo abituati a non dare nulla per scontato, anzi…

MP: Da quanto state cercando di ottenere le tutele di legge per le vostre famiglie?

MG: Noi come associazione Famiglie Arcobaleno da 10 anni. E bisogna anche dire che, certo ancora le leggi mancano, però molto è cambiato. Siamo ben integrati nelle nostre comunità. Ci raccontiamo quotidianamente insieme ai nostri figli per testimoniare che le nostre famiglie si basano su amore, condivisione, e normale vita quotidiana come tutte le altre. A volte è faticoso ma questo continuo raccontarsi crea inclusione, quindi continuiamo a relazionarci agli altri costantemente…Ci facciamo conoscere dal vicino di casa, dal fruttivendolo quando facciamo la spesa coi bambini, quando passiamo al bar per la colazione … E la gente ci accoglie, senza paura.

MP: Una specie di lavoro culturale dal basso. Quello che manca del tutto a livello politico…

MG: Non direi che manca del tutto perché per esempio i sindaci hanno fatto tanto lavoro di cultura e informazione sul territorio per i nostri diritti… Pensa a Roma – a Marino, questo bisogna riconoscerlo- ma anche a Milano, Genova, Napoli…

MP: E perché invece il governo è distante?

MG: Perché sempre, in Italia, la politica più sale di livello più si allontana dalla vita reale del paese. Si contano i voti, si considerano le statistiche e tutto s’immobilizza. Speriamo ci sia un limite ad un certo punto, ad esempio non ci sembra possibile adesso che ci sia il rischio di un arretramento addirittura sul ddl Cirinnà, il minimo sindacale per iniziare il nostro percorso verso pieni diritti. Si parla tanto di stepchild adoption, ma vorrei farti notare che qualora fosse approvata non sarebbe da considerare una grande conquista per noi, ma solo un buon punto di partenza. Nel merito la stepchild adoption è un istituto giuridico fortemente discriminante, che produce figli di serie A e di Serie B…. proprio dopo aver abolito dall’ordinamento la figura del figlio illegittimo, un controsenso….

MP: In che senso figli di serie A e serie B?

MG: Perché la stepchild adoption non consentirebbe ai nostri figli di usufruire di tutte le tutele di cui godono i figli delle famiglie etero. Ti faccio esempi pratici… L’adozione del figlio biologico del partner non determina un legame giuridico con la famiglia del genitore non biologico (seppur adottante)… Io e la mia compagna abbiamo 3 figli: Flavio che ho partorito io e i gemelli che ha partorito lei. Con la stepchild, se io venissi a mancare, i miei genitori potrebbero attuare disposizioni ereditarie solo su Flavio e non sui gemelli…. Quindi è una mancata tutela rispetto a questi ultimi. Inoltre per la legge Flavio e i suoi fratelli non sarebbero appunto fratelli, perché si legittima solo il legame di primo grado con i genitori e si taglia fuori il resto delle relazioni. Anche la fratellanza…. Un po’ disumano, mi sembra.  E poi la genitorialità, come condizione a prescindere dal contesto, ci viene negata… Nel senso che se, come succede anche in molte coppie etero, dovesse accadere che io e la mia compagna ci separassimo, sai cosa dovremmo fare per tutelare i bambini? Dovremmo unirci civilmente! Il contrario di quella che sarebbe la realtà….. Insomma un po’ carente come orizzonte giuridico…Ma per carità, molto meglio di niente, che è quello che abbiamo attualmente.

CG: Questa ultima cosa, del figlio “condonato” dall’unione civile è veramente pesante da accettare, perché nega la nostra progettualità e implicitamente la nostra legittimità a essere genitori.

MP: Parliamo degli orientamenti comuni sulla genitorialità omosessuale. Sembra sdoganata quella femminile delle coppie lesbiche, mentre ancora tante resistenze ci sono su quella maschile delle coppie gay. Cosa pensate di questo?

MG: Pensiamo che sia il risultato dei condizionamenti culturali del nostro paese, primo tra tutti lo stereotipo che vuole la donna madre che si occupa della prole. E quindi ci sembra una diretta conseguenza, non ci scandalizza che sia così per l’opinione pubblica.

MP: E delle posizioni e dei toni del dibattito femminista di questi ultimi giorni sulla surrogacy invece che ne pensate?

MG: Non me li aspettavo. Ho sentito violenza nella parole dette sulle nostre famiglie, sui nostri progetti genitoriali e soprattutto sui  nostri figli e questo mi ha colpita di più della strumentalizzazione politica a nostro danno che è stata fatta attraverso il dibattito sulla surrogacy. E da questa vicenda è nato il nostro Comunicato Stampa e la nostra presa di posizione, in cui dichiariamo che continueremo a raccontare le nostre storie perché non abbiamo nulla da nascondere.

MP: L’ho letto…. Quante coppie omosessuali della vostra associazione hanno utilizzato surrogacy?

MG: Il 19% circa

MP: E di queste quante sono andati nei paesi in via di sviluppo e quante nei paesi occidentali?

MG: Io porrei la questione in termini diversi. Non è il paese a darti la garanzia che tutto avverrà nel migliore dei modi. Dipende veramente dai singoli casi, dalla correttezza degli accordi e soprattutto, e di questo spesso ci si dimentica, dalla complessità del percorso (se fatto bene) che ti porta a decidere. Ti faccio un esempio: un caso di due papà che hanno abbandonato il percorso di gpa con una donna perché durante i colloqui è emerso che lei non avrebbe mai voluto conoscere il/la bambino/a. Si sono resi conto che mancavano le condizioni di base per costruire con quella persona il rapporto che loro desideravano. Questo ti dimostra sia che anche le donne possono avere differenti approcci e desideri rispetto un percorso di Gpa, sia che c’è il modo per seguire questi percorsi nella maggiore correttezza possibile.

MP: Date consigli per indirizzare ad una surrogacy fatta con i migliori presupposti?

MG: La nostra Associazione non è una “società di servizi” dove si prendono informazioni su come fare e dove, la nostra Associazione è un luogo di incontro dove ci si confronta sulle varie esperienze di vita e sui percorsi fatti. Non indirizziamo i soci verso nessun paese e nessuna struttura; tutti quelli che aderiscono all’associazione sono tenuti a rispettare il nostro Statuto e la nostra Carta Etica, dove gli orientamenti auspicabili sono ben descritti.
In queste ultime settimane abbiamo potuto leggere sui giornali, in tv, le storie dei nostri padri e di come formino delle famiglie allargate, costruite sulle relazioni e che vanno ben al di la di un viaggio all’estero.

MP: Si ho visto e mi interessa. Quali sono le tendenze rispetto alla conservazione del rapporto con la madre? Quanti decidono di dare l’opportunità ai bambini di conoscere la/le loro madri biologiche? Voi incoraggiate questa tendenza?

MG: Innanzi tutto ci tengo a precisare che per noi il termine madre o padre ha una valenza ben specifica ed è riferita a quella persona che desidera mettere al mondo un figlio e che lo accudisce con amore e responsabilità, oltre la biologia. Le donne che decidono di affrontare un percorso di Gpa non sono per noi le “madri” dei bambini che partoriranno, così come la donna che dona l’ovulo o l’uomo che dona il seme.
Le storie che conosciamo ci portano spesso esempi molto belli e positivi di relazioni che continuano nel tempo con le “portatrici”. Ma siamo convinti che non sia solo questo l’unico modo per fare una Gpa “etica”; possono esserci portatrici e padri che preferiscono non continuare ad avere nessun rapporto tra loro dopo la nascita del bambino. Sono tutte situazioni da rispettare; l’importante è che ci siano alla base delle scelte libere, nel rispetto di tutti, e che ci sia il coraggio e la schiettezza di manifestarle apertamente.

MP: In questo ultimo caso mi viene da chiedere: al rispetto del bambino come provvedete? Date per scontato che questo non avrà mai bisogno della madre?

MG:Noi proviamo, come del resto tutti i genitori del mondo, a fare le scelte migliori per i nostri figli fin dal momento in cui decidiamo di averli.
Crediamo che un bambino non possa sentire la mancanza di una figura che non ha mai avuto. I nostri figli sanno chiaramente quale è la loro storia, il percorso che hanno affrontato i loro genitori per averli e sanno benissimo quali sono le figure genitoriali di riferimento, siano esse due mamme o due papà. Come tutti i genitori aspettiamo con ansia il periodo dell’adolescenza, in cui tutti noi siamo riusciti ad essere molto pungenti nei riguardi dei nostri genitori. Anche a noi genitori omosessuali capiterà e affronteremo la situazione.
Nell’infanzia, e ci sono studi che lo dimostrano, per i bambini non c’è la necessità di avere ruoli di genere ingessati e legati al sesso biologico dei genitori, per loro gli adulti di riferimento sono quelli che li curano, che li crescono. Non ci sono situazioni di maggiori garanzia rispetto ad altre, dipende dalle persone. Sta a noi fare del nostro meglio, ad ognuno di noi.
La famiglia è in continua evoluzione, il mondo è pieno di ragazzi cresciuti in famiglie non tradizionali e da persone diverse dai genitori biologici (nonni, zii, genitori adottivi, genitori single,ecc).
MP: E perché se dipende dalle persone bisogna per forza legittimare le relazioni del nucleo famigliare non tradizionale attraverso il mercato? Avete fatto e state facendo tanto per la liberazione dell’identità, ma all’atto pratico ricorrete a un contratto commerciale. Perché la gpa gratuita e solidale è così rara? Permetterebbe di mantenere i rapporti biologici rivoluzionando le forme, caso per caso, della genitorialità tradizionale. E abbatterebbe lo stereotipo della madre come destinataria ufficiale della Cura…..

MG: Faresti un ragionamento così anche ad una coppia etero che ha problemi di infertilità?

MP: Si.

MG: Che dire… Intanto il mercato o meglio il fatto che ci sia dello scambio di denaro non è di per se un fattore negativo. Dipende dalla cultura e dalla organizzaizone sociale dei vari paesi; ad esempio negli Stati Uniti si paga anche una trasfusione di sangue.

MP: Scusate, mi rendo conto sia un mio limite, ma lasciamo perdere gli Stati Uniti… Quindi è al mercato che ricorriamo per legittimare le nostre identità e i nostri desideri? Non possiamo autorganizzarci e fare tra noi? E rendere la famiglia un nucleo aperto a più membri?

MG: Stai parlando di teoria. Poi le situazioni concrete sono diverse.

MP: Non c’è neanche un nucleo così nella vostra associazione?

MG: In realtà uno di numero c’è. Una coppia lesbica che ha messo al mondo una bambina con la presenza di un amico che fa da padre. Si, ho capito cosa intendi, la co-genitorialità… c’è molto in Francia, da noi poco diffusa.

MP: Esatto. Quindi il modo di evolvere la genitorialità fuori dal mercato ci sarebbe, giusto? Cosa ne pensi di questo scenario per l’Italia, lo vedi fattibile?

MG: Ecco diciamo che non mi sento nelle condizioni di pensare alle evoluzioni quando ancora non posso firmare le giustifiche di scuola per i miei figli. La Francia è un altro mondo, avanti anni luce rispetto a noi su queste tematiche. Certo non lo escludo, anche se personalmente la vedo una cosa molto molto lontana. Non posso permettermi il lusso di guardare troppo avanti. Sono inchiodata sulle carenze del presente, troppo importanti, troppo grosse…

MP: Capisco. Cosa pesa di più a Flavio delle carenze del presente?

MG: Questo è un periodo che mi chiede spesso perché io e la mia compagna non ci siamo potute sposare in Italia e poi mi chiede anche perché lui e i suoi fratelli non possono avere lo stesso cognome.

MP: Pazzesco. E a tuo figlio, Cristina?

CG: Mio figlio è ancora piccolo, non si accorge di niente.

Mp: Ok. L’ultima domanda, per sfatare una credenza molto radicata: c’è la tendenza a pensare che la genitorialità omosessuale è una cosa da ricchi… Voi cosa dite a riguardo?

CG: (ride) Io dico che siamo ricchi dentro, e belli fuori! Scrivitela che così la metti in chiusura…

MG: (ride) Ricchi dentro sicuramente…. Per il resto siamo persone normali. Accendiamo dei mutui. Come tutti.

MP: Grazie a tutte e due. Un grosso in bocca al lupo per la Marcia dei Diritti di sabato.

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